Java Road by Lawrence Osborne

Java Road by Lawrence Osborne

autore:Lawrence Osborne [Osborne, Lawrence]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2023-11-13T23:00:00+00:00


Ordinammo tre anatre alla pechinese perché l’australiano ci teneva e un supplemento di quelle focaccine soffici per cui lo Spring Deer è noto. Moyers aveva ordinato anche cetrioli di mare e prosciutto al vapore.

«Quindi arrivate dall’ospedale» disse l’australiano a Cunningham, puntando a un bersaglio dentro le emozioni dell’altro.

«Ordini del direttore».

«Stavo dicendo a Sonny che non valeva la pena di andarci. Gli sta bene, a quel moccioso, e la pensano tutti così. E noi, sarebbe ora di smetterla di dare eco alle proteste parlandone sui giornali. So che il nostro Gyle non è d’accordo, ma ho visto il filmato. Il ragazzino stava tirando dei mattoni, sant’iddio».

«Mattoni contro armi da fuoco» dissi. «Una bella lotta».

«No, un mattone può uccidere una persona, altroché».

Cunningham strinse la mano a Bawa. «Come va, Sonny? Ti ho visto poco in giro».

Il giornalista srilankese era freddo e felino a modo suo. Sulle labbra affiorò un lieve sorriso.

«Dopo un po’ queste piazze si somigliano tutte. Mi sono annoiato. Ho anche dei problemi ai polmoni. Quando è troppo, è troppo».

«Ti capisco. Non ci sono stato molto nemmeno io» disse Cunningham.

«E tu?» mi chiese Bawa.

«Ho volato basso».

Moyers continuò sul filo dei suoi pensieri. «Per me devono mandare i carri armati».

Cunningham si tolse la giacca e la mise sulla spalliera della sedia. Aveva la camicia fradicia di sudore.

«Coi carri armati» mormorò «si risolve sempre tutto».

Moyers si rivolse a Bawa:

«Il nostro Cunny ha visto molti carri armati, ma è più famoso per le sue imprese sessuali con le signore della notte. Dico della notte, ma in realtà gli vanno bene anche quelle del giorno».

«Ma quali imprese,» mi disse Cunningham «ormai è acqua passata. Adesso sto in poltrona con la copertina sulle gambe».

«È quello il tuo posto. Gyle, a guardarti sembri strafatto. Vuoi che ti versi una bottiglia d’acqua fredda in testa?».

«Non credo che mi piacerebbe».

«Allora, ho capito bene? Sei riuscito a vedere il furbone a letto in ospedale?».

«Nemmeno da lontano».

«Lo immaginavo. Hai perso il tuo tempo».

«Fa niente» disse Bawa. «Quando avranno finito di ricucirlo, spero che lo arrestino».

Moyers portava un completo di popeline coi risvolti larghi e la pancia gli scoppiava in fuori, in un’orgia di bottoni di madreperla. Prima delle proteste non era un tipo sgradevole, ma i disordini erano sempre un problema per il lavoro e i suoi clienti ne avevano risentito. Come molti expat, si innervosiva davanti alla propensione della gioventù locale a sfasciare le banche cinesi e gli Starbucks gestiti dalla catena Maxim’s Caterers, vituperata a causa delle sue simpatie per Pechino. Immaginavo che qualche mese prima non fosse stato così veemente, ma la crisi gli aveva portato allo scoperto la personalità nascosta, come sempre accade. Nel giro di pochi minuti il suo fervore iniziale scemò, perciò gli chiesi come se l’era cavata nelle giornate di baraonda.

«Non mi è cambiato niente. Sonny, invece, ha fatto qualcosa di interessante, eh Sonny?».

Sonny non era stato all’ospedale, in effetti; era stato all’obitorio.

«All’obitorio?» fece Cunningham.

«Stamattina hanno trovato una ragazza nel porto. L’ha detto la polizia».

Il numero dei cadaveri ripescati nel Victoria Harbour era in aumento.



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